Il romanzo “Fiesta” è certamente l’opera che balza alla mente quando si pensa al grande scrittore e alla Spagna, poiché è ambientato a Pamplona, durante la festa di San Firmino. Hemingway era così affezionato a questa tradizione che, dopo la sua prima visita nel 1923, tornò nove volte per partecipare all’evento.

Spagna 1959: Ernest Hemingway (al centro), con il torero Luìs Dominguin (a destra) che fuma una sigaretta - Hulton Archive /Getty Images

Spagna 1959: Ernest Hemingway (al centro), con il torero Luìs Dominguin (a destra) che fuma una sigaretta – Hulton Archive /Getty Images

Nel ruolo dello scrittore

Durante le sue molteplici visite in Spagna, Hemingway scrisse anche un diario di viaggio su Navarra, La Rioja e Paesi Baschi, reperibile presso gli uffici turistici delle tre regioni, dove narra di questo viaggio tra esperienza e letteratura. Il documento comprende disegni e citazioni dello scrittore, oltre a altre curiosità. Per immergerci completamente nel suo mondo prenotiamo la stanza 217 (oggi 201, dopo una ristrutturazione dell’hotel) del Gran Hotel La Perla, dove alloggiava per poter osservare gli “encierros” dal balcone su calle Estafeta e gustiamo il cocktail “The Death Afternoon”, che prende il nome dal saggio dello scrittore. Voleva che fosse preparato con una dose di assenzio in una coppa di champagne e completato con le bollicine fino al bordo del bicchiere. Ci fermiamo anche al Café Iruña, aperto dal 1888, dove Hemingway passava lunghe ore a bere vino rosso. Ancora oggi possiamo trovarlo raffigurato in una statua di bronzo appoggiata al bancone del bar.

Tra chiacchiere e leggende

Facendo un salto al Tropicana Bar, possiamo scoprire alcuni aneddoti: il bar faceva parte dell’hotel Quintana (chiamato l’Hotel Montoya nel romanzo “Addio alle armi”), dove lo scrittore ha passato alcune notti. Vicino a questo bar c’è un altro locale frequentato dal nostro autore, frequentato da appassionati di corrida, dove pare che bevesse milkshake al cognac, il Bar Txoko. Molti dei suoi ricordi ci portano a Madrid, che egli considerava “la capitale del mondo” e frequentava molto tra il 1923 e il 1960. Per cena ci dirigiamo al Botìn (il ristorante in cui Goya lavorò come lavapiatti), il più antico del mondo, dove Hemingway amava mangiare il maialino arrosto. Il suo tavolo è ancora lì, al primo piano, lo stesso dove ha scritto molte delle sue opere, incluso l’ultimo capitolo di “Fiesta”, con Lady Brett Ashley che supplica Jake di non bere troppo in un’atmosfera di malinconico addio. In questo luogo sono stati ambientati molti dei suoi racconti, in particolare “La farfalla e il carro armato”, considerato da Steinbeck uno dei vertici del Novecento. Da non perdere assolutamente il Museo Chicote, che a discapito del nome è un bar in cui il nostro scrittore passava le giornate chiacchierando con il grande Chicote, amico e bartender eccezionale. Il Museo Chicote, santuario insuperato dei cocktail madrileni, conserva intatto il suo fascino sin dal 1931. Ancora oggi si trovano i divani su cui hanno riposato Ava Gardner e Grace Kelly, e le sedie in metallo cromato degli anni ’50 dove si sono accomodati Bette Davis e Frank Sinatra, insieme naturalmente a Hemingway. L’elenco dei personaggi illustri del cinema, del teatro, della musica, della letteratura e non solo che hanno varcato queste porte è pressoché infinito, tanto era la fama dei cocktail serviti da Chicote.

Adesso abbiamo tutti gli elementi per seguire le tracce di Hemingway e bere, se non con lui, almeno nei luoghi che ha frequentato. “Arriba, abajo, al centro, pa dentro”.


Autore

info@thecybartender.com

Bartender del casino di Monte.Carlo, autore di alcune pubblicazioni, collaboratore di testate giornalistiche e aziende beverage. Webmaster del sito www.thecybartender.com , on line dal  1997

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