Oggi ho pensato di farmi odiare dalle grandi marche di cibi precotti surgelati…
C’era una volta un paese a vocazione turistica ed enogastronomica.
Malgrado i mille problemi dovuti ad una classe politica poco attenta alle necessità del paese, ma molto ai propri conti correnti,
gli abitanti del bel paese ed i turisti, mangiavano, nella maggior parte dei casi, molto meglio degli abitanti del resto del mondo.
In casa, o fuori, la cultura (inculcata fin dalla prima infanzia da nonni e genitori) era fondata su un concetto: l’importante è mangiare bene, laddove bene è sinonimo di naturale e “fatto in casa”.
Ma i tempi cambiano, le necessità dei politici aumentano, e l’economia segue a ruota. Il mercato peggiora, le spese aumentano, gli esercizi pubblici si moltiplicano a dismisura (anche a causa di una legge scellerata che aumenta il numero senza preoccuparsi minimamente della qualità o della professionalità).
Ovviamente in ogni momento di debolezza, qualcuno è pronto ad aprofittarne. Per quei gestori nuovi arrivati, (spesso da settori completamente diversi, senza nessuna esperienza del settore), ogni cosa da vendere al bar va bene…caffè di bassa qualità (a buon prezzo), liquori di dubbia provenienza, vini a basso costo e così via. La battaglia si sposta sul fronte del prezzo, e non più sulla qualità.
In questo tipo di mercato si presentano le grandi aziende, con piatti pronti da servire al bar.
E allora anche il più sperduto ed oscuro bar di periferia è pronto a trasformarsi in rinomato ristorante.
Le migliori specialità della cucina italiana a disposizione di tutti ed ovunque…
Poco importa se troveremo specialità trentine sulle spiaggie siciliane o viceversa, spaghetti alle cozze sui campi da sci…
Ovviamente esiste, per fortuna, una parte di gestori “all’antica”, per cui la qualità della materia prima e l’amore per la buona tavola (ed il buon bere) rimangono la priorità.
Ma ricordo quando i bar facevano i bar ed i ristoranti i ristoranti (altro settore che ha risentito notevolmente dei cambiamenti voluti dai nostri beneamati politici).
Il panino, il piatto freddo, l’insalata serviti al bar DOVEVANO essere meglio di quelli del vicino, oggi sembra solo che debbano costare meno, visto che spesso e volentieri sono gli stessi.
L’offerta di prodotti locali, oltre che essere piu conveniente, aiutava anche il turismo enogastronomico. I vini locali, i prodotti del territorio esibiti negli esercizi commerciali erano una prima, immediata, vetrina, che induceva eventuali turisti ad approfondire le conoscenze del territorio, andando poi nelle aziende per vedere come venivano preparati, e perchè no, importarli nei rispettivi paesei e diventare piccoli ambasciatori del made in Italy.
Fortunatamente ci hanno pensato le aziende direttamente a farsi conoscere (le varie vie del vino, dell’olio, ecc.), ma hanno perso molte vetrine importanti e molti pr già formati.
Questa favoletta, almeno per il momento, non ha un lieto fine, ho forse un pò calcato la mano su alcuni aspetti, per far meglio capire che abbiamo intrapreso una strada che sicuramente non porta a nulla di buono.
Siamo un paese straordinario, arriverà un giorno in cui riusciremo ad offrire del nostro meglio, e magari a far rientrare tutti quei professionisti che abbiamo sparsi per il mondo, che tengono altro il nostro nome, ma che ci farebbero comodo qui
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